Letteratura

Con l’articolo di questa settimana continuiamo a parlare di ortodonzia e parodontologia grazie al contributo a quattro mani dei dottori Trabace e Vaccaro. Già nell’ultimo post prima della pausa estiva avevamo avuto modo di conoscere le basi scientifiche e cliniche della loro collaborazione ortodontico-parodontale.

La lettura di oggi ci mostrerà in che modo l’ortodontista può intervenire nel piano di trattamento di un paziente parodontale.

Parola chiave: multidisciplinarietà.

Non dilunghiamoci oltre e lasciamo la parola al Dott. Vaccaro.

 

Clinical factors affecting the longevity of fixed retainers and the influence of fixed retainers on periodontal health in periodontitis patients: a retrospective study

J Y Han, S Park, J Kim, K G Hwang, C J Park

J Periodontal Implant Sci. 2021 Jun;51(3):163-178.

 

Il lavoro in esame parte da due presupposti:

  1. Denti affollati e disallineati rendono difficoltose le normali manovre di igiene orale domiciliare e professionale. Si tratta di un aspetto di notevole peso specialmente in pazienti predisposti alla malattia parodontale, nei quali il mantenimento di una adeguata igiene orale è la base del trattamento.
  2. Nel corso della vita i denti si spostano come conseguenza dei normali processi di invecchiamento. E ciò è vero sia nei pazienti trattati sia in quelli non trattati ortodonticamente (Reitan K. 1967; Johnston et al. 2015). Per evitare che ciò accada, alla fine di un trattamento ortodontico attivo segue una fase di contenzione, che può essere condotta sia con dispositivi rimovibili sia con retainer fissi.

Da queste due premesse consegue innanzitutto che un trattamento ortodontico in pazienti parodontopatici potrebbe creare quei presupposti di allineamento dentale necessari per eseguire le corrette manovre di igiene orale.

Ma non solo.

Nel post precedente, il dott. Trabace ci ha presentato i vantaggi parodontali di un retainer fisso su denti interessati da riassorbimento osseo. Abbiamo visto, infatti, che la stabilizzazione di denti mobili favorisce la stabilità del coagulo e, di conseguenza, la possibilità che il fenomeno di guarigione proceda in senso rigenerativo e non riparativo.

Quindi sorgono spontanee delle domande. Un retainer incollato che, come sappiamo, favorisce l’accumulo di tartaro, è scevro da effetti avversi sul parodonto? E se ci sono effetti avversi, come possono essere gestiti nell’ambito del nostro trattamento multidisciplinare?

 

OBIETTIVO

L’obiettivo di questo articolo è stato quello di valutare l’influenza di retainer fissi sulla salute parodontale in pazienti parodontopatici sottoposti a trattamento combinato orto-parodontale.

 

IL LAVORO

Il campione è stato costituito da 52 soggetti (21 maschi e 31 femmine), selezionati utilizzando i seguenti criteri di inclusione:

  • Età superiore ai 20 anni
  • Assenza di malattie sistemiche
  • Presenza di trattamento parodontale e ortodontico e retainer incollato in regione anteriore
  • Perdita di attacco clinico tra 1 e 2 mm.

Il protocollo ha previsto una prima fase di trattamento parodontale con scaling e root planing supportata da attente istruzioni di igiene orale domiciliare. Dopo questa prima fase ed a condizione che l’igiene orale dei pazienti fosse soddisfacente, è iniziata la fase ortodontica mediante apparecchiatura fissa multibracket oppure allineatori.

Alla fine del trattamento, è stato bondato un retainer in acciaio intrecciato 0.0175” sulla superficie linguale dei sei denti anteriori superiori e/o inferiori.

Dopo il posizionamento del retainer, tutti i pazienti sono stati seguiti con visite di controllo trimestrali finalizzate ad attuare una terapia parodontale di supporto, comprendente istruzioni di igiene orale.

I parametri valutati sono stati:

  • Clinici (Indice di Placca, Indice Gengivale, Indice di Tartaro, Profondità di Sondaggio)
  • Radiografici (livello della cresta alveolare, misurato mesialmente e distalmente ai denti interessati dal difetto osseo).

I parametri sono stati rilevati prima del trattamento ortodontico (T0) e a 12 mesi dopo il posizionamento del retainer (T1).

 

RISULTATI

Dopo 12 mesi di follow up, tutti i parametri clinici valutati (Indice di Placca, Indice di Tartaro e Profondità di sondaggio) sono migliorati in maniera significativa rispetto a T0. Questi risultati indicano che, nonostante la presenza del retainer, l’attuazione di attente misure di igiene orale da parte del paziente parodontale è decisamente più performante dopo il trattamento ortodontico e, quindi, in presenza di denti ben allineati.

Come ci aspettavamo, gli Autori riportano comunque un certo accumulo di placca e tartaro sui denti solidarizzati dal retainer. In particolare, l’Indice di Tartaro è risultato statisticamente maggiore a livello mandibolare rispetto al mascellare superiore. E questo dato è in linea con quanto possiamo riscontrare clinicamente nella nostra pratica quotidiana.

Dal punto di vista radiografico, le misurazioni a 12 mesi rivelano un miglioramento statisticamente significativo dei livelli ossei.

 

CONCLUSIONI

I risultati di questo lavoro assumono un peso notevole, non solo perché confermano i dati di numerosi altri lavori prodotti in passato, ma anche e soprattutto perché portano conoscenze ormai consolidate al livello successivo: analizzano gli effetti del trattamento ortodontico e del retainer fisso su pazienti affetti da malattia parodontale.

Già la letteratura precedente enfatizzava l’importanza di un’adeguata igiene orale per garantire la salute parodontale in pazienti con retainer fisso (Zachrisson 1977; Eroglu et al 2015). Ma questi risultati erano riferiti ad una popolazione ortodontica composta da pazienti giovani e senza malattia parodontale. Allo stesso modo, Heier et al riportavano un certo accumulo di placca e tartaro sulla superficie linguale di denti in contenzione con retainer fisso. Tuttavia, riferivano anche che la salute parodontale non ne risultava compromessa in presenza di attente sessioni di igiene orale ripetute ogni 6 mesi.

Il lavoro esaminato, sebbene presenti alcune limitazioni (legate, ad esempio, alla natura retrospettiva della ricerca oppure alla selezione di pazienti molto collaboranti con il piano di trattamento parodontale), conferma che:

  1. La presenza di un retainer fisso, anche se determina un certo accumulo di placca e tartaro, non sembra compromettere la salute parodontale, se vengono mantenute attente abitudini di igiene orale;
  2. Il retainer, oltre a scongiurare la recidiva ortodontica, addirittura favorisce una certa quota di rigenerazione ossea intorno ai denti parodontalmente compromessi.

Pertanto, il retainer fisso risulta essere un presidio importante a supporto sia dell’ortodontista sia del parodontologo.