Letteratura

In vista dell’inizio della pausa estiva, abbiamo deciso di salutarci proponendo un interessante lavoro che, come vedrete, vi lascerà una domanda nelle conclusioni.

In linea con l’apertura scientifica che caratterizza il nostro Study Club, nel post di oggi parleremo di parodontologia, o meglio inizieremo a delineare un quadro di collaborazione tra ortodontista e parodontologo.

Per fare ciò, ringraziamo i Dottori Raffaele Trabace e Davide Vaccaro che, sull’onda della loro decennale amicizia, hanno iniziato un percorso di collaborazione clinica e scientifica in cui ortodonzia e parodontologia si incontrano in un piano di trattamento multidisciplinare.

Il Dott. Trabace si è laureato presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti con il massimo dei voti. In seguito, si è perfezionato in chirurgia orale e implantologia con un programma triennale di formazione teorico-pratica presso il Centro di formazione Falmed di Pescara, sotto la guida del Dott. Falco. Ed ha continuato il suo percorso formativo partecipando ad un corso teorico-pratico di implantologia a Bucarest. Ad oggi svolge la libera professione a Matera, occupandosi prevalentemente di chirurgia orale, parodontologia e protesi.

Il dott. Vaccaro si è laureato presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti con il massimo dei voti ed ha conseguito la Specializzazione in Ortognatodonzia presso l’Università degli Studi di Torino. Socio del nostro Study Club, svolge la libera professione a Cotronei (Crotone) ed è consulente ortodontico presso altri studi.

Non dilunghiamoci oltre e lasciamo la parola al Dott. Trabace!

Buona lettura e arrivederci a settembre!

 

 

La nuova classificazione della malattia parodontale ha stravolto l’approccio diagnostico e terapeutico ai nostri pazienti, dal momento che oltre alla gravità della malattia, essa ne prende in analisi i fattori di rischio e di complessità. Nella pratica clinica, succede sempre più spesso di imbatterci in pazienti appartenenti a diversi stadi di parodontopatia, con un quadro consolidato anche di mobilità dentale. Non è per nulla facile chiarire se la mobilità dentale sia antecedente all’involuzione del parodonto (per esempio correlata ad un trauma occlusale) o se, viceversa, sia conseguenza della perdita di attacco tissutale indotta dalla patologia.

Quel che è certo è che la mobilità dentale può determinare l’instaurarsi di una condizione patologica di trauma occlusale, giustificandosi a pieno titolo come fattore di rischio della malattia parodontale.

Il compito dell’odontoiatra non è tanto stabilire cosa ha generato cosa, piuttosto quello di delineare una corretta diagnosi di malattia parodontale, di mobilità dentale e di trauma occlusale, per poi impostare il corretto piano di trattamento.

 

OBIETTIVO

Chiarire il ruolo del trauma occlusale all’interno della patogenesi parodontale, non limitandoci solo al suo ruolo fisiopatologico, ma considerando anche il suo peso sulla prognosi terapeutica adottata.

 

IL TRAUMA OCCLUSALE

Waerhaug nel 1979 chiarì istologicamente come la mobilità dentale poco c’entrasse con la genesi dei difetti infraossei. La recente review del Dipartimento Brasiliano di Parodontologia stravolge invece la questione. Pur nei limiti di una insufficiente evidenza scientifica, gli aggiustamenti occlusali nel paziente parodontopatico possono migliorare i parametri parodontali. Gli aggiustamenti occlusali non hanno nessun effetto controverso, e la loro realizzazione dipende dalle valutazioni cliniche, dal comfort del paziente e dalla funzione dentale.

 

Occlusal adjustment associated with periodontal therapy – a systematic review

Adriana M Foz et al.

Review J Dent. 2012 Dec;40(12):1025-35.

 

Ciò che preme però sottolineare è se il persistere di una condizione di trauma occlusale, nel paziente parodontale in terapia, possa influenzarne la prognosi terapeutica. La terapia parodontale presuppone un approccio globale al paziente, controllandone i fattori di rischio locali e sistemici, ed impostando un programma di rivalutazione periodico, come si conviene per tutte le patologie croniche.

 

Nonsurgical and surgical treatment of periodontitis: how many options for one disease?

Filippo Graziani et al.

Review Periodontol 2000. 2017 Oct;75(1):152-188.

 

Il primo momento terapeutico della patologia parodontale, che spesso può essere risolutivo, è la fase causale; il controllo di placca e tartaro, sopra e sottogengivale, viene effettuato con gli strumenti e le tecniche più opportune. L’ambiente microbiologico sottogengivale, identificato spesso come tasca parodontale, perde così la sua minaccia batterica, potendo iniziare un processo di guarigione non tanto diverso da un meccanismo naturale di rigenerazione tissutale.

 

Surgical treatment of the residual periodontal pocket

Filippo Graziani et al.

Review Periodontol 2000 . 2018 Feb;76(1):150-163.

 

Prendendo in prestito dalla chirurgia orale concetti e presupposti necessari per una tecnica chirurgica rigenerativa di successo, non ci viene difficile pensare che se una rigenerazione spontanea dovrà avvenire, avrà bisogno degli stessi presupposti anatomici e biologici nel sito parodontale sede del difetto.

 

Surgical Approaches Based on Biological Objectives: GTR versus GBR Techniques

Giulio Rasperini et al.

Int J Dent. 2013;2013:521547.

 

Allora pensare non solo agli aggiustamenti occlusali, ma anche allo splintaggio di denti mobili corrispondenti ad un difetto parodontale, può davvero diventare parte integrante della terapia del paziente parodontale. La mobilità dentale destabilizzerebbe in continuazione il coagulo infraosseo artefice dell’evento rigenerativo; le possibilità rigenerative, si ridurrebbero sempre più a favore di un evento riparativo. Lo splintaggio, invece, unitamente al controllo occlusale, avvicinerebbe i denti mobili ad un valore di mobilità sempre più fisiologico, compatibile con un evento rigenerativo stabile.

 

CONCLUSIONI

Da quanto visto finora, vogliamo lasciarci con una domanda: se Lindhe ha teorizzato un sistema di stadiazione della mobilità dentale, esiste un valore soglia ritenuto critico per la stabilità ed il successo di un coagulo?