Letteratura

Per l’articolo di questa settimana ringraziamo il dott. Maurizio Azzolina, con cui continuiamo a parlare di riassorbimento radicolare indotto dai movimenti ortodontici. Il lavoro  suggerito dal nostro Maurizio fornisce linee guida chiare e precise sulla gestione dei denti affetti da riassorbimento.

Buona lettura a tutti!

 

Extreme root resorption associated with induced tooth movement: a protocol for clinical management

A. Consolaro, L. Z. Furquim

Dental Press J Orthod. 2014 Sept-Oct;19(5):19-26

 

QUESITO

Il lavoro intende fornire delle linee guida per la gestione dei denti interessati da riassorbimento radicolare indotto dal movimento ortodontico e vuole rispondere a due quesiti:

  1. In quali casi un dente riassorbito è da considerarsi perso?
  2. Qual è il limite di riassorbimento radicolare oltre il quale il dente è da estrarre?

 

IL LAVORO

Sebbene i traumi rappresentino la causa principale di riassorbimento radicolare, da un punto di vista epidemiologico il trattamento ortodontico è la causa più frequente.

Il riassorbimento indotto dal movimento ortodontico è di tipo infiammatorio. Ciò significa che è l’infiammazione del legamento e dello spazio parodontale che richiama cellule responsabili del riassorbimento dei tessuti mineralizzati della radice e che conduce alla morte dei cementoblasti. La causa di una simile risposta infiammatoria può essere indotta non solo dai movimenti ortodontici, ma anche dalla parodontite periapicale, dal trauma e dallo sbiancamento interno.

 

Regola #1 Quindi, iniziamo a stabilire un punto fermo: le cellule responsabili del riassorbimento hanno accesso ai tessuti mineralizzati del dente attraverso il legamento parodontale. Di conseguenza, rimuovere la polpa con un trattamento endodontico non influenza in alcun modo né la velocità né la gravità del processo di riassorbimento.

 

Regola #2 Passiamo avanti. Come sappiamo, le strutture del legamento parodontale forniscono il supporto necessario al dente per compiere le sue funzioni.
In quest’ottica, le fibre che si inseriscono all’apice del dente forniscono soltanto il 10% del supporto parodontale.
Il terzo medio della radice, invece, il 30%.
Ne consegue che un dente con almeno metà radice integra mantiene ancora circa il 70% del suo supporto parodontale.
A livello del terzo cervicale le cose cambiano. Il maggior diametro radicolare in questa zona e la più estesa superficie perimetrale permettono ad una maggiore quantità di fibre del legamento parodontale di inserirsi sulla radice e di garantire circa il 60% del supporto dentale.
Ciò significa che un dente che mantiene soltanto il suo terzo cervicale può rimanere in bocca, svolgendo perfettamente le sue funzioni masticatorie, fonatorie ed estetiche, senza incremento della mobilità o alterazioni gengivali.

 

Cosa può fare l’ortodontista in quest’ultimo caso?

Premesso che, come detto, un dente che mantiene soltanto il terzo cervicale integro può svolgere normalmente le sue funzioni, a scopo preventivo il clinico può invitare il paziente a mettere in atto degli accorgimenti:

  1. Evitare di addentare il cibo
  2. Utilizzare un bite notturno per fare in modo che le forze derivanti da parafunzioni come il bruxismo si concentrino solo su alcuni denti
  3. Utilizzare un paradenti durante l’attività sportiva, dal momento che i denti potrebbero andare incontro ad avulsione se esposti ad un trauma anche lieve
  4. Posizionare un retainer fisso, al fine di garantire una maggiore forza ai denti, in caso di trauma o negligenza quotidiana del paziente.

 

Mai un trattamento endodontico!

Il riassorbimento ortodonticamente indotto si controlla rimuovendo le forze che lo hanno generato. Dopo 7 giorni, non saranno più presenti cellule clastiche. Dopo quattro-cinque settimane, l’intera superficie radicolare sarà ripristinata con nuovo cemento e nuove fibre parodontali.

 

E se c’è mobilità?

La mobilità non è dovuta al riassorbimento radicolare, ma piuttosto a:

  • Forze ortodontiche, se ancora attive
  • Trauma occlusale
  • Perdita di osso cervicale, di origine ortodontica o dovuto a malattia parodontale.

Di conseguenza, per risolvere la mobilità è opportuno individuare la causa e rimuoverla.

Ricordare anche che le forze intermittenti, come quelle esercitate dagli elastici intermascellari, possono favorire il riassorbimento radicolare durante il trattamento ortodontico.

 

Quale esame radiografico richiedere?

È interessante notare che le radiografie endorali periapicali sono molto più attendibili rispetto alla TC nei casi che richiedono una particolare attenzione ai dettagli. Infatti, l’osso corticale più sottile e le trabecole più fini tendono a non apparire nelle diverse sezioni TC o in ortopantomografia.

 

CONCLUSIONI

Alla luce di quanto letto, si può concludere che un dente gravemente riassorbito e con solo il terzo cervicale della radice residuo può rimanere in bocca e continuare a svolgere le sue funzioni.

Ovviamente sono necessarie delle accortezze sia da parte del clinico sia da parte del paziente. Il primo deve individuare le cause del riassorbimento e rimuoverle, così come deve essere in grado di individuare ed eliminare le cause di una eventuale mobilità (trauma occlusale, riassorbimento osseo cervicale, malattia parodontale). Allo stesso modo, deve fornire al paziente tutte le istruzioni atte a preservare la salute del dente (utilizzo di un bite notturno oppure di un paradenti durante l’attività sportiva, scrupolosi controlli di igiene orale e salute parodontale). Il secondo deve mettere in atto i suggerimenti del clinico, cercando di ridurre al minimo i sovraccarichi e mantenendo un ottimo standard di igiene orale.

Gli Autori concludono che, rispettando queste accortezze, le possibilità di perdita degli elementi dentari affetti da riassorbimento radicolare grave sono molto ridotte.