Case Report

Riprendiamo in mano le redini della clinica e ringraziamo la nostra Francesca Bragastini che, ancora una volta, ci permette di apprezzare l’Alexander Discipline in atto, attraverso uno dei suoi tanti casi brillantemente condotti.
Lasciamo la parola a Francesca!
Buona lettura a tutti.

Oggi vedremo il caso di Matilde, una mia paziente, visitata per la prima volta all’età di 13 anni. Presenta un pattern di crescita scheletrico di Classe III, ipodivergenza, Classe I molare, deepbite, affollamento moderato in arcata inferiore. Ma soprattutto biotipo parodontale sottile, con presenza di recessioni gengivali in regione incisale inferiore.

Grazie a Matilde possiamo apprezzare l’importanza di un’apparecchiatura fissa, caratterizzata da una prescrizione ben definita, in particolare sugli incisivi inferiori; da una sequenza di archi semplice, ma che non altera la posizione iniziale dei denti; da uno slot .018” che, insieme ad archi di spessore adeguato sin dalle prime fasi di trattamento, permette di leggere adeguatamente le informazioni contenute nei bracket.

Come abbiamo più volte detto, molte delle caratteristiche costruttive dell’apparecchiatura e della tecnica di Alexander mirano proprio al mantenimento della posizione degli incisivi inferiori:

  • I —5° di torque nei bracket degli incisivi inferiori
  • Il tip di —6° nel tubo del primo molare inferiore
  • L’utilizzo di un arco rettangolare superelastico sin dalle prime fasi del trattamento
  • L’ IPR, se necessario
  • Gli elastici di Classe III precoci, se necessari.

Con Matilde l’imperativo era proprio quello di risolvere, tra le altre cose, l’affollamento inferiore, senza tuttavia aggravare la recessione gengivale presente sull’elemento 3.1.

Pertanto ho seguito scrupolosamente la sequenza degli archi prevista dalla Alexander Discipline. In particolare, in arcata inferiore ho iniziato sin da subito con un arco rettangolare superelastico .016”x.022”, che ho mantenuto per 2 mesi, al fine di consentire la lettura del torque negativo contenuto negli slot degli incisivi inferiori. Ho associato all’arco rettangolare l’uso di elastici di classe III precoci per controllare la tendenza alla Classe III di Matilde ed evitare la proclinazione incisale. Dopodiché ho utilizzato un arco .017”x.025” NiTi, lasciato “cuocere” per 6 mesi, prima di passare al .017”x.025” SS, tenuto in bocca per 13 mesi.

Per completezza riporto anche la sequenza di archi impiegata in arcata superiore: .016”NiTi per 1 mese; .016”SS con Spee accentuata per 3 mesi; .017”x.025”NiTi per 3 mesi; .017”x.025”SS per 17 mesi.

Il trattamento attivo è durato 24 mesi. Dopo è iniziata la fase di contenzione, per la quale ho optato per retainer fissi sia in arcata superiore sia in arcata inferiore, associati a retainer rimovibili tipo wraparound, secondo gli insegnamenti di Wick Alexander.

Il caso di Matilde ci dà la possibilità di confrontarci con diversi aspetti peculiari della Alexander Discipline. Sicuramente la prescrizione, la sequenza di archi e il tipo di contenzione, già citati precedentemente. Ma anche un aspetto su cui molto spesso non ci si sofferma abbastanza: il tempo di utilizzo di ogni singolo arco. Nel Principio #11, Dottor Wick ci esorta a consolidare al più presto le arcate durante il trattamento. Ciò significa arrivare il prima possibile agli archi finali in acciaio, sui quali poter chiudere gli spazi, creare la forma d’arcata necessaria, dare torque, inserire curve aumentate o inverse, eseguire pieghe di rifinitura. Il tutto in presenza di un’ansa ad omega mesiale ai sesti, sulla quale realizzare il tie back secondo Alexander. L’arco finale in acciaio, così adeguatamente ingaggiato negli attacchi e bloccato, va lasciato lavorare per tutto il tempo necessario ad esprimere ogni forza, fino a portare i denti nella posizione finale. Pertanto non è un fatto insolito che l’arco rimanga in bocca per 12 mesi o più.

Desidero concludere ricordando le parole del nostro maestro, che sin dal Principio #2 ci ricorda che Non ci sono piccole cose! Ogni momento nel nostro rapporto con il paziente è importante, dalla diagnosi alla contenzione. Ogni fase del nostro trattamento è fondamentale e non va trascurata!