Letteratura

A partire da questo lunedì, avremo modo di analizzare una serie di importanti pubblicazioni relative al trattamento con allineatori. Ormai l’utilizzo di questo strumento fa parte della pratica clinica e la sua richiesta da parte dei pazienti è in costante aumento. Pertanto, è necessaria una conoscenza approfondita delle caratteristiche, dei limiti e delle potenzialità, nonché della letteratura scientifica, di questa che è a tutti gli effetti una tecnica ortodontica.
L’articolo di oggi ci serve per approcciarci all’argomento, attraverso la descrizione delle differenti generazioni di allineatori e la discussione su come queste apparecchiature ortodontiche determinano il movimento dentale.
Buona lettura!

 

Clear aligner generation and orthodontic tooth movement

J. Hennessy and E. A. Al-Awadhi

Journal of Orthodontics, Vol. 43, 2016, 68-76

 

QUESITO

Descrivere le diverse generazioni di allineatori e discutere su come essi possono determinare il movimento ortodontico.

 

IL LAVORO

Il prototipo degli allineatori così come oggi li conosciamo risale al 1946, quando Kesling proponeva il suo Positioner, una mascherina realizzata in resina modellabile, in grado di determinare piccoli movimenti dentali durante le fasi di rifinitura del trattamento ortodontico. Il controllo dentale fornito da questo tipo di apparecchio era scarso e consentiva esclusivamente movimenti di tipping coronale. Lo stesso Autore riconosceva i limiti del dispositivo, dettati principalmente dalla scarse risorse tecnologiche di quegli anni, ma prospettava la possibilità di ottenere movimenti più complessi attraverso una serie di positioner.

Nel 1971, Ponitz riprendeva l’idea di Kesling di realizzare un set-up su un modello in gesso, su cui poi realizzare un allineatore. Nasceva così l’Invisible Retainer che però, come il Positioner di Kesling, era in grado di produrre solo movimenti limitati.

Agli inizi degli Anni ’90, Sheridan descriveva una tecnica che prevedeva l’utilizzo di allineatori trasparenti associati a stripping. Il principio di realizzazione, tuttavia, continuava ad essere lo stesso di quello proposto da Kesling: ogni spostamento dentale richiedeva un nuovo set-up, con notevole dispendio di tempo, sia alla poltrona sia in laboratorio.

Bisogna aspettare il 1999, anno di comparsa sul mercato della sistematica Invisalign®, per realizzare set-up multipli dei denti da una singola impronta, grazie all’utilizzo della tecnologia CAD-CAM.
L’avvento del processo digitale rendeva realistico il progetto iniziale di Kesling e dava l’avvio allo straordinario sviluppo di nuove conoscenze tecnologiche e ortodontiche, fino ai giorni nostri.

Tuttavia, il processo di nascita, definizione ed evoluzione dell’ortodonzia con allineatori è stato tutt’altro che semplice. Come ben sottolineano Hennessy ed Al-Awadhi, gli spostamenti dentali ottenibili con gli allineatori non possono prescindere da quelli che sono i principi ben noti della biomeccanica tradizionale.
Tant’è che la prima e la seconda generazione di allineatori prodotti da Invisalign® erano carenti proprio nella capacità di generare coppie e momenti di forza che spostassero i denti in maniera corporea.

Al fine di migliorare il risultato e di ottenere un miglior controllo dei movimenti dentari, sono stati studiati nuovi modi in cui l’allineatore potesse trasmettere la forza sul dente. I cosiddetti attachment, assenti nella prima generazione di allineatori, e varie altre “features” rispondono proprio a questa esigenza e sono il risultato di approfonditi studi di biomeccanica.
Col tempo sono stati definiti attachment di diversa forma e dimensione: attachment tradizionali (rettangolari, bisellati o ellissoidali); attachment ottimizzati, caratterizzati da una superficie attiva la cui interazione con l’allineatore è in grado di sviluppare determinate forze; features specifiche per il controllo del torque o per l’intrusione dentale; features che favoriscono l’avanzamento mandibolare.
Non solo. Sia le conoscenze sulle potenzialità di questo dispositivo, sia l’evoluzione tecnologica inevitabilmente connessa ad esso, rendono l’ortodonzia con allineatori un ambito in costante mutamento.

 

CONCLUSIONI

Gli allineatori si sono altamente evoluti negli ultimi anni. Sempre più approfonditi studi di biomeccanica, associati all’evoluzione dei materiali ed ad una letteratura scientifica attenta, hanno fornito uno strumento valido in quasi tutte le situazioni cliniche e richiesto dai pazienti.