Letteratura

E’ con immenso piacere che oggi accogliamo il contributo di uno dei soci storici del nostro Study Club: il dott. Maurizio Azzolina.

Socio fondatore dell’ADSC of Italy, di cui è past president, il dott. Azzolina si è specializzato in ortodonzia presso l’Università degli Studi di Cagliari. E’ istruttore certificato Alexander Discipline e oggi svolge attività libero professionale in Lombardia e Piemonte, dedicandosi in maniera esclusiva all’ortodonzia.

Con la sua lucidità clinica e scientifica, ci propone una lettura dall’enorme significato ortodontico: la gestione dei pazienti in crescita con agenesia monolaterale dell’incisivo laterale superiore. Una condizione che richiede una attenta pianificazione terapeutica a causa degli aspetti estetici e di stabilità nel tempo che la accompagnano.

Lasciando la parola a Maurizio, vi auguro buona lettura!

 

Unilateral agenesis of the maxillary lateral incisor: space closure versus space preservation in growing patients

Renato Cocconi e Silvia Rapa

Semin Orthod 2020; 26:24–32

 

QUESITO

L’articolo di questa settimana, pubblicato a cura dei colleghi Renato Cocconi e Silvia Rapa su Seminars of Orthodontics di Marzo 2020 e disponibile open access, rappresenta un prezioso aggiornamento sulla gestione clinica di una condizione di non raro riscontro nella nostra pratica e che coinvolge un’area a grande valenza estetica: l’agenesia monolaterale di un incisivo laterale.

IL LAVORO

Premesso che le possibilità terapeutiche sono sostanzialmente codificate da anni, gli autori attraverso un serie di rimandi bibliografici di altissima levatura e grazie alla loro personale esperienza, evidenziano le condizioni cliniche frequentemente associate a tale agenesia e come queste possano influenzare la decisione terapeutica.

In estrema sintesi le soluzioni possibili sono:

  1. Estrazione dell’incisivo controlaterale e chiusura simmetrica degli spazi con sostituzione dei laterali con i canini
  2. Mantenimento dell’incisivo controlaterale e chiusura del lato affetto con mesializzazione posteriore
  3. Apertura dello spazio dal lato agenesico e sostituzione del dente mancante con protesi incollata o implanto-protesi.

Per ognuna di queste opzioni viene fornito un razionale diagnostico, indicazioni terapeutiche e biomeccaniche di grande aiuto.

Le indicazioni alla scelta sono ben esplicitate e personalmente ho trovato estremamente utili i suggerimenti relativi alla gestione della concomitante presenza di classe II subdivisione di tipo 1, notoriamente di difficile soluzione.

Il ricorso ai TADs, come riportato dagli autori, ha modificato sostanzialmente l’approccio biomeccanico, rendendo possibili soluzioni pressoché ideali e superando le limitazioni imposte dalla biomeccanica convenzionale.
La possibilità dell’utilizzo di provvisori ancorati a miniviti in caso di riapertura dello spazio è inoltre un prezioso servizio ai nostri giovani pazienti, in attesa di una soluzione definitiva.

Una ulteriore novità è data dalla interazione con il protesista attraverso gli strumenti della analisi e simulazione digitale della forma e sulla posizione finale degli elementi dentali, contribuendo in maniera sostanziale al raggiungimento dell’eccellenza estetica e funzionale. In tale ottica è spesso inevitabile il restauro degli elementi prossimi all’agenesia, attraverso una corretta redistribuzione degli spazi e armonizzazione dei margini gengivali.

L’articolo si conclude con una sezione dedicata all’aspetto protesico, analizzando con dettaglio maniacale le condizioni ed i requisiti per una corretta sostituzione dell’elemento.

Vengono infatti elencati i requisiti di spazio sia per la soluzione implanto-protesica che con ponte adesivo e nel secondo caso anche in funzione del materiale utilizzato, sia esso zirconia o disilicato.

Relativamente a questa opzione sono descritti i vantaggi della soluzione del ponte adesivo su singola aletta. Essa può essere utilizzata sia come soluzione intermedia che come soluzione definitiva, soprattutto quando non è possibile soddisfare i requisiti di spazio interradicolari per il collocamento della fixture.

Le complicanze relative alla sostituzione implanto-protesica vengono inoltre discusse in maniera esaustiva.

CONCLUSIONI

Gli autori concludono, in accordo con la letteratura più attuale, che la chiusura dello spazio sia il trattamento ideale dal punto di vista estetico e funzionale nel lungo termine, ma forniscono preziosi elementi decisionali laddove essa risulti meno indicata.