Se finora il nostro blog ha cercato sempre di mantenere un taglio clinico, mediante la scelta di articoli che fornissero strumenti concreti alla pratica quotidiana, con il post di oggi viriamo decisamente dentro la clinica. Più precisamente, entriamo nella clinica della Alexander Discipline.
Per fare ciò, un grazie sentito va ad uno dei nostri istruttori, nonché vice-presidente ADSC, la Dottoressa Francesca Bragastini, che ci ha fornito uno dei suoi tanti casi trattati nel rispetto scrupoloso degli insegnamenti di Wick Alexander.
Lasciamo la parola a Francesca!
Buona lettura a tutti.
Oggi vedremo il caso di Michele, un mio paziente, visitato per la prima volta all’età di 12 anni. Presenta un pattern di crescita scheletrico di Classe I, ipodivergenza, Classe I molare, deepbite e affollamento moderato in arcata inferiore.
Le caratteristiche cliniche di Michele ci permettono di entrare e fare luce su alcuni degli aspetti caratteristici della nostra Disciplina: la stabilità a lungo termine. Perché, come ci insegna Wick Alexander
“getting the teeth straight is very important, but keeping them straight is another challenge”.
Nel suo Principio #4, Alexander definisce i parametri da tenere sempre a mente nella pianificazione di un piano di trattamento, affinché si possano ottenere sorrisi stabili nel tempo. Purtroppo per noi, alcuni di questi parametri non sono sotto il controllo dell’ortodontista. Pensiamo alla crescita del paziente, alle sue abitudini viziate ed alla sua collaborazione.
Altri, al contrario, sono responsabilità dell’ortodontista e si basano sull’evidenza scientifica.
Uno dei fattori stressati da Wick come elemento decisivo per la stabilità è la posizione dell’incisivo inferiore, definita cefalometricamente attraverso l’IMPA.
Ci vengono fornite tre semplici regole, da rispettare a seconda della situazione clinica:
- In casi non estrattivi, che partono con un’inclinazione incisale adeguata, gli incisivi inferiori non devono essere spostati per più di 3° da questa posizione di partenza (regola dei tre gradi);
- In pazienti con deep bite, soprattutto in Classi II divisione 2, in cui gli incisivi inferiori sono spesso inclinati lingualmente, possono essere spostati, anche significativamente;
- In pazienti biprotrusi, in cui gli incisivi sono spesso sventagliati, possono essere arretrati per più di tre gradi.
Molte delle caratteristiche costruttive dell’apparecchiatura e della tecnica di Alexander mirano proprio al mantenimento della posizione degli incisivi inferiori:
- I —5° di torque nei bracket degli incisivi inferiori
- Il tip di —6° nel tubo del primo molare inferiore
- L’utilizzo di un arco rettangolare superelastico sin dalle prime fasi del trattamento
- L’ IPR, se necessario
- Gli elastici di Classe III precoci, se necessari.
Michele mi ha messo proprio nella situazione di dover mantenere scrupolosamente la posizione iniziale degli incisivi inferiori, che si presentava buona ma penalizzata dall’affollamento.
Pertanto, in arcata superiore ho seguito una normale sequenza di archi (.014”NiTi – .016”SS con Spee accentuata – .017”x.025” NiTi – .017”x.025” SS).
In arcata inferiore, ho utilizzato i seguenti archi: .016”x.022” NiTi – .017”x.025” NiTi – .017”x.025” SS con Spee inversa. Ho associato a questi ed alla prescrizione lo stripping degli incisivi inferiori ed elastici di classe III precoci.
Gli elastici sono stati da 1/4” 3,5 Oz, quindi molto leggeri, indossati dal primo molare superiore all’incisivo laterale inferiore. Michele ha iniziato ad indossarli sin dal primo arco, prima per 72 ore, poi solo la notte.
Nel giro di 19 mesi, sono riuscita a migliorare il sorriso di Michele, mantenendo la buona occlusione di partenza, risolvendo l’affollamento, senza però alterare l’inclinazione degli incisivi inferiori.
Il risultato si è mantenuto stabile anche a 3 anni di follow-up.
Questo caso è solo uno dei molti esempi in cui l’evidenza scientifica alla base della Alexander Discipline dà la possibilità di donare ai nostri pazienti sorrisi belli e stabili. I Principi delineati da Wick Alexander sono, infatti, il frutto di attente ricerche e di migliaia di pazienti trattati.
Desidero concludere ricordando le parole del nostro maestro, che parla di disciplina definendola:
“Fa’ ciò che devi fare,
quando lo devi fare,
che tu lo voglia o no!
Non discutere!”